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"Rimane sconosciuto ai più il nome di Gabriele Dozzini: non è un poeta che si atteggi a esserlo, né vuole apparire tale a ogni costo. Anzi, riuscire a "strappargli" il consenso per dare forma alla raccolta di fogli che in occasioni e circostanze diverse arrivavano nelle nostre mani o che lui stesso porgeva con disarmante semplicità, non è stato facile. Non era proprio possibile tenere nel ristretto cerchio degli amici parole che fanno fluire pensieri, accendono emozioni e trascinano in una visione pensante che ora immerge nel gorgo dell'amore, ora s'intruglia nei meandri delle periferie, per poi accendere sogni esistenziali, come in un vortice onirico. È uno stile, quello di Dozzini, capace di prospettive di lettura ora puntuali e delicate come una carezza ora dirette e dure come freccia appuntita che trafigge l'anima, ma è comunque uno stile capace di installarsi sempre tra l'indice e il mare." (dalla prefazione di p. Giuseppe Bettoni) Introduzione di Jacopo Dalai e Matteo Fiorini.